lunedì 15 ottobre 2007

Tecnologia WiMax in Italia: luci e ombre.

Nei giorni scorsi il ministro Gentiloni ha dato il via libera alla procedura per l’assegnazione dei diritti d'uso delle frequenze per il sistema WiMax nella banda 3.4-3.6 GHz.
La tecnologia che consente l'accesso a reti di telecomunicazioni a banda larga e senza fili che cercherà di risolvere le problematiche relative alla copertura di aree geografiche più difficilmente raggiungibili, ha raccolto da subito pareri contrastanti da utenti e addetti ai lavori.

Se da una parte vi è chi accoglie la notizia con entusiasmo perchè ancora in attesa dell'ADSL, dall'altra, come nel caso di alcune associazioni di insegnanti inglesi, si invoca il ritorno ad una connettività cablata, allarmati sulla possibile nocività del WiFi.

Si sta avviando in merito un programma di ricerche e analisi che sottoporrà manichini, equipaggiati con monitor per misurare l'intensità delle radiazioni che colpiscono testa e altre parti del corpo ad onde elettromagnetiche per simulare scenari reali. Si procederà poi alla ricerca sul campo in scuole, uffici, abitazioni per considerare ogni variabile, dal tipo apparecchio utilizzato all'uso che se ne fa.

Su ben altra questione invece, Anti Digital Divide ha formulato una propria analisi critica.
I punti essenziali per la procedura di assegnazione dei diritti d'uso sono i seguenti:

1. Garanzie che il singolo aggiudicatario deve prestare. Ogni aggiudicatario deve garantire una significativa copertura territoriale ed un particolare impegno nelle aree a “digital divide”. La copertura territoriale è calcolata con un meccanismo a punti previsto dal disciplinare di gara e risultante dall’installazione di impianti nei Comuni dell’area interessata.

2. I Comuni sono suddivisi in tre distinti elenchi. 30 dei 60 punti da raggiungere devono essere realizzati installando impianti nei Comuni a «digital divide totale», raccolti in un apposito elenco allegato al Bando di Gara.

3. Trascorsi i 30 mesi dal rilascio del relativo diritto d’uso, gli aggiudicatari che non utilizzino completamente le frequenze assegnate, sono tenuti a soddisfare richieste di soggetti terzi di accesso alle frequenze stesse, sulla base di negoziazione commerciale.

La ADD si domandava se le garanzie dei primi due punti debbano intendersi "come obblighi e se le verifiche del rispetto di tale obblighi si avranno solo dopo 30 mesi. In questo caso la situazione sarebbe grave perché permetterebbe di congelare la copertura di una zona per troppo tempo".

Un'ulteriore perplessità riguarda la frammentazione delle concessioni: ADD teme concretamente che "questo scarsissimo numero di licenze permetterà ai grandi operatori che già controllano il mercato delle TLC di monopolizzare anche il WiMax, con tutte le conseguenze negative del caso. Sarebbe stato necessario inserire almeno un'altra licenza regionale per operatori non UMTS per garantire un livello minimo accettabile di concorrenza, con una sola licenza c'è anche un eccessivo rischio che gli operatori possano mettere in atto dei cartelli sui prezzi".

Gli utenti rimangono alla finestra e raffreddano gli animi in attesa di delucidazioni in merito ad una vicenda non del tutto chiara.

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